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Ugo Maiorano
quando la tammorra diventa una scelta di vita
"La Vita è Bella perchè si balla"
( Nando Citarella )
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Riflessioni

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Pubblicato da web Writer Admin in Musica della Tradizione · Martedì 29 Apr 2025 · Tempo di lettura 2:00
Tags: UgoMaioranoSitoUfficialefestetradizionalitradizioniculturaeventifestivitàcelebrazioniusanzepatrimonioculturale
Feste popolari: piene di vita, ma svuotate del rito. E la colpa è anche mia.


Oggi le feste popolari sono più affollate e vive che mai. Ma tra un selfie e una tammurriata, abbiamo perso qualcosa di prezioso: il senso del rito, della soglia, della devozione. E io, che continuo a partecipare, mi sento parte del problema quanto della possibile soluzione.
Le feste popolari non sono vuote. Al contrario, sono cariche di energia, di suoni, di persone. Hanno conquistato visibilità, attirano folle, e questo non è un male in sé. Ma il centro si è spostato. Dove un tempo c’era la devozione, oggi spesso c’è la moda. Dove si andava per chiedere una grazia o ringraziare la provvidenza, oggi si va per “esserci”, per far parte della scena.
Non è nostalgia. È constatazione. La festa, un tempo, era rito: aveva un prima, un durante, un dopo. Ti preparavi. Riconoscevi un confine sacro. Non si entrava nel cerchio a caso. Si ascoltava, si osservava, si aspettava il momento giusto. Si capiva che non tutto era per tutti, e non sempre.
Oggi invece, tutto è subito, tutto è visibile. E nel partecipare anch’io, mi accorgo che spesso non custodisco più quel silenzio, quella soglia. È anche colpa mia, perché sono parte di questo tempo che corre e semplifica, che spettacolarizza e dimentica.
Ma c’è una strada per ritrovare il senso profondo di queste feste. Solo riavvicinandoci alla fede, quella vera, fatta di silenzio, ascolto e gratitudine, possiamo restituire al rito la sua dignità. Non parlo solo di religione in senso stretto, ma di fede come atteggiamento interiore, come apertura al mistero, come riconoscimento che esiste qualcosa di più grande di noi.
Senza questa fede, le feste rischiano di diventare solo eventi. Ma con essa, anche nel frastuono, possiamo ritrovare una direzione, una soglia, un senso. Possiamo tornare a festeggiare con l’anima e non solo col corpo. A ballare per ringraziare, non solo per divertirci. A suonare per unirci, non per esibirci.
E allora forse, davvero, il nuovo rito nascerà. Non copiando il passato, ma riscoprendo il cuore da cui tutto partiva: la fede.


Ugo Maiorano
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