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Il Canto di devozione

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Pubblicato da Ugo Maiorano in Musica della Tradizione · Mercoledì 21 Mag 2025 · Tempo di lettura 2:00
Tags: UgoMaioranositoufficialecantodevozionemusicaspiritualitàarteculturaartista
"I canti dei contadini alla Madonna: quando la fede dava voce al cuore"

C’era un tempo in cui la devozione non si misurava in parole dotte o in melodie perfette. Nei borghi e nelle campagne del Sud, la fede prendeva la forma di gesti semplici: un lume acceso, un fiore colto lungo il cammino, un canto levato al cielo con voce tremante. I contadini, uomini e donne temprati dalla terra e dal lavoro duro, cantavano alla Madonna con tutto ciò che avevano: il fiato, il sudore, la speranza. Quei canti, spesso imparati per trasmissione orale o improvvisati sul momento, erano preghiere cantate, suppliche vestite di note, promesse sussurrate tra le zolle.
Non contava l’intonazione. Non serviva conoscere la musica. Bastava la fede.
Anche stonare, in quei contesti, era un atto sacro: il pellegrino che si fermava dinanzi a un’edicola votiva o ai piedi di un santuario e intonava una lode, lo faceva per bisogno interiore, non per esibirsi.
Ogni nota imperfetta era un frammento di verità.
Ogni parola sgrammaticata, un’offerta d’amore autentico.
In quei canti, si mescolavano dolore e gratitudine, invocazione e speranza.
Ecco perché oggi, in un mondo spesso distratto e giudicante, nessuno
di noi ha il diritto di ridere o criticare un pellegrino che canta male, che sussurra un ritornello antico o che, col cuore in gola, intona una nenia imparata da bambino.
Perché in quel canto – anche se fuori tempo o fuori tonalità – c’è un’anima che parla, c’è una storia che si racconta, c’è un atto di fiducia che si rinnova.
Nella dimensione sacra della devozione popolare, tutto ciò che è fatto con amore, rispetto e verità diventa preghiera.
E la Madonna, madre e custode di tutti, non ascolta con l’orecchio della perfezione, ma con il cuore della misericordia.


Ugo Maiorano
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