L'incanto della Tammorra
Pubblicato da Giovanna Passariello in Tammorra Felix · 28 Gennaio 2019
SARNO/ Episcopio Teatro FestivalL’inCANTO della TammorraUn meraviglioso spettacolo di cultura e musica folkTravolgente. Martellante. Coinvolgente. Così è il ritmo della tammurriata eseguita dai fantastici Maestri Ugo Maiorano, Rocco Zambrano e Nino Conte, che irrompe, come ouverture, all’inizio di un originale Spettacolo di cultura e musica folk. Titolo suggestivo: “L’inCANTO della tammorra”, che il 27 gennaio, nel Centro sociale di Sarno, ha chiuso la prestigiosa Rassegna “Episcopio Teatro Festival”, organizzata dal “Circolo dell’Amicizia”, il quale ha già festeggiato il 50° anno della sua attività, e dal suo dinamico e manageriale Presidente Michele Albarella.E parte così il primo travolgente applauso da parte del folto e variegato pubblico, costituito dagli abbonati alla Rassegna e dagli aficionados della tammorra. Presenti il Sindaco dott. Giuseppe Canfora, l’Assessore alla Cultura Prof. Enzo Salerno, l’Assessore Avv. Eutilia Viscardi ed altri esponenti dell’Amministrazione Comunale del Comune di Sarno. Questo spettacolo è tratto dal libro La tammorra. Storia, miti, simboli (edizioni Buonaiuto - Progetto Mediavox/Associazione Tammorra felix), scritto da Franco Salerno, da Ugo Maiorano e da Viridiana Myriam Salerno, che ha introdotto brillantemente lo Spettacolo.Già durante il primo assaggio di tammurriata, i presenti captano il pulsare del sangue, i battiti del cuore, la forza della passione della gente del Mediterraneo e della Campania in particolare. Del resto, terra di tammorra per eccellenza è l’area che dall’Agro sarnese-nocerino, ricco di prodotti effervescenti e unici come il pomodoro, va fino al territorio del Vesuvio, il monte che ci ha trasmesso la forza dei sentimenti pulsanti e la capacità di resistere alle avversità dell’esistenza.La struttura di questo Spettacolo si è mossa lungo un doppio binario. La voce narrante dello scrittore Franco Salerno ha magistralmente presentato e anticipato al pubblico temi e caratteristiche delle canzoni che di volta in volta sono state eseguite. Poi sono seguite le avvincenti musiche eseguite dal magico succitato trio di musicisti (Maiorano alle percussioni, Zambrano alla chitarra e Conte alla fisarmonica) e accompagnate dalla bravissima danzatrice Tanya Maiorano, che, roteando con splendide movenze, ha fatto balenare magicamente dinanzi agli occhi degli spettatori i mille volti della tammorra, che sono poi i mille volti dell’animo umano. Il fine dello Spettacolo è stato non solo quello di far conoscere e amare uno strumento musicale, antico eppur moderno, ma anche quello di comunicare i grandi Valori, che la tammorra esalta: cioè l’amicizia, l’amore, l’apertura verso l’altro, la socializzazione, la solidarietà e il concetto della Vita come lotta e sacrificio.«Il primo “incanto della tammorra” -ha spiegato il prof. Franco Salerno- è quello del suono del nome stesso “tammorra”: la “t” e la “m” rendono perfettamente il colpo forte che scatena il suo suono; la “o” si inserisce con la sua forma a mo’ di sole e di cerchio, simboli di perfezione; la “r” racchiude il suo roteare e il suono rotolante; la vocale ”a” fa percepire all’ascoltatore la sua meraviglia, che si esprime con il pronunciare un “ah!” come effetto della sorpresa».Il secondo incanto è il fascino dell’antico. E’, infatti, nell’antica Grecia che nacquero le antenate della nostra tammurriata: la sìkinnis (la sfrenata danza dei satiri), la týrbe, che era la danza fortemente erotica delle Baccanti, e la pìrrica greca, di carattere giocoso, ma anche guerresco. E a questo punto si è inserita la magistrale esecuzione di Maiorano, Zambrano e Conte della canzone Allarmi, la campana sona.Variegato il caleidoscopio delle tammurriate dell’area salernitana, sapientemente illustrato da Ugo Maiorano: da quelle, che vengono eseguite con più tammorre durante la festa dell’Avvocata, a quelle dell’Agro e di Pagani, fortemente connotate da aspetti sensuali.La seconda parte dello Spettacolo, introdotta da una toccante processione di fujenti per la Madonna dell’Arco e da una struggente canzone intonata dall’eccezionale Maestro Maiorano, musicista ormai a livello internazionale, è stato incentrata sull’incanto del Sacro, trasmesso dai canti per le Sette Madonne, tra cui figurano anche la Madonna delle galline di Pagani e la Madonna di Montevergine venerata nella Chiesa di San Matteo a Sarno. I fedeli chiedono alla Vergine di consentire loro l'accesso alla zona sacra, mediante l'apertura del "portone" della Chiesa, che rappresenta la Porta dell’Aldilà. "E si nun ci virimmo cca/ nci virimmo all'Eternità": così concludono i devoti nella Chiesa di Sarno e nel Santuario di Montevergine, salutando la Madonna e proiettando le speranze dell’Aldilà su questa Terra, in cui tutti viviamo questa nostra difficile -ma splendida- esistenza.E, infine, dal fascino del Sacro a quello della Controstoria. Protagonisti gli eventi del brigantaggio e, in chiusura, il dramma del Sud, cantato anche attraverso brani moderni, come “Grande Sud”, eseguito con una sorprendente fantasmagoria di suoni e di danze e con un potente coinvolgimento del pubblico. «Le tammurriate sulla storia del Sud -ha concluso il Prof. Salerno- sono un atto di accusa contro coloro che hanno distrutto le radici del Sud e un atto di speranza verso le nuove generazioni che sicuramente daranno vita ad un mondo migliore del nostro. Una riscossa del Sud deve partire dal Sud: da Napoli, da Pompei, da Matera, dal Gargano, dalla pizzica pugliese e, perché no, anche da Sarno, città di cultura millenaria. Noi diciamo ai nostri spettatori: “Vivi il tuo presente, sogna il tuo futuro, ma abbi cura di ripescare nel tuo passato quei Valori che ti aiuteranno a costruire ciò che tu vuoi essere”».Giovanna Passariello
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